[RECE] The Tree Of Life

Sono stato molto combattuto se scrivere o meno questa recensione. Per due motivi principalmente: perchè la mie parole non saranno mai degne di questo film e perchè credo di non averlo capito abbastanza per analizzarlo.
Sono uscito dalla sala frastornato, esaltato, e principalmente confuso.
Non avere le parole giuste per parlarne è per me una soddisfazione. Io che sono così abituato a prendere film, serie, libri, fumetti, decostruirli e analizzarli davanti a cose del genere mi sento tanto tanto piccolo. Perchè non si può fare.
Ho avuto una discussione (piuttosto accesa tra l'altro) qualche giorno fa su quanto un autore possa andare a stravolgere il media che sta usando. Io ero del parere che lo possa fare in minima parte, bravo che sia, e ancora lo penso. Ma qui Malick lo fa. E contemporaneamente non lo fa affatto. Il cinema è, alle sue radici, immagine in movimento, che deve prima di tutto comunicare e poi narrare.
The Tree Of Life non ha una trama vera e propria. Addirittura i pochissimi personaggi che ci sono non hanno nemmeno nomi, non servono, non sono necessari. L'occhio di Malick ricorda la potenza espressiva di quello Kubrickiano (no, il paragone non è affatto azzardato), ma ne è agli antipodi. Kubrick aveva uno sguardo freddo, gelido sulla realtà e la sua interpretazione, l'eleganza stilistica che lo ha sempre distinto portava a osservare quello che veniva mostrato nelle sue pellicole con occhio critico, distaccato. Malick è al contrario, come Stanley ha un modo di progettare le inquadrature e le scene molto personale e assolutamente atipico, ma le fredde e calcolate (sia chiaro, non sto criticando Kubrick, per me è un modello imprescindibile) carrellate sono sostituite da movimentatissime soggettive (ma senza nessun soggetto) con camera a mano, che trasporta lo spettatore brutalmente all'interno della situazione, come se si entrasse, fisicamente e emotivamente, all'interno di ciò che viene raccontato, mostrato, suggerito.
Nei suoi pochissimi film precedenti (tutti eccellenti, forse così così solo "I Giorni del Cielo", ma lo dovrei rivedere) aveva già usato un modo di intendere il cinema assolutamente unico e inimitabile, trattando temi durissimi con un gusto poetico che nessun autore ha mai portato alla sua eccellenza, ma qui il tutto viene portato all'estremo.
Dopo quarant'anni di carriera esce questo, che credo verrà ricordato come il suo capolavoro, a meno che riesca a sorprenderci di nuovo con le sue prossime uscite (ha in cantiere un "documentario" sulla nascita dell'universo, espansione della meravigliosa, enorme sequenza presente in TOL, e un altro misterioso film, ora in post produzione - con i suoi tempi, prima del 2014 non se ne parla mi sa). E' cinema che torna agli esordi, elimina il concetto preconfezionato di narrazione a cui siamo abituati, mettendo in parallelo la storia della nascita dell'universo con l'estremamente intima storia di una famiglia americana degli anni 50. La narrazione fa continui salti temporali, guidati dalle sue caratteristiche voci fuori campo (prominente in tutto il suo cinema), che non narrano, ma sono semplicemente i pensieri più intimi dei personaggi. Addirittura si parte dalla fine, con le conseguenze di un evento drammatico che rimane inspiegato, per poi passare alla nascita dell'universo, con una sequenza che è una goduria per occhi e anima. E, cazzo, ci sono dinosauri in questo film. Dinosauri (tra l'altro, con una CGI eccellente. Malick, perfezionista com'è, non avrebbe accettato di meno) che vengono visti dal regista con lo stesso, dolcissimo, occhio con cui vede gli umani. La scena è molto particolare, e non è comprensibile di primo acchito secondo me. Alessandro che è venuto con me al cinema mi ha aiutato a capirla (era la sua seconda visione, e a suo parere aiuta moltissimo rivederlo). Senza raccontare la scena, in sostanza è l'ennesima rappresentazione di un concetto che viene espresso nel film, non ricordo le parole esatte, in cui viene detto che ci sono due modi per vivere, seguire la via della Natura o la via della Grazia. Il concetto è permeato nel film, a livello universale e particolare, e lo stesso concetto di dualismo è incarnato nella pellicola in diversi elementi. Una vera analisi a livello contenutistico del film non oso nemmeno farla, non ne sono in grado, è decisamente TROPPO per me.
Tornando in un ambito in cui posso dire qualcosa che abbia un minimo di valore, parliamo del cast. Pitt è splendido (e, insieme a Di Caprio, ha tutta la mia stima per quanto sia capace di mettersi in gioco), il suo affatto banale personaggio è caratterizzato meravigliosamente, nel suo essere sempre in bilico fra giusto e sbagliato, in sostanza umano. Penn fa una piccolissima parte (anche se è, in sostanza, il personaggio protagonista del film), rappresentando il figlio di Pitt al giorno d'oggi, e lo fa con la consueta classe e un'impressionante somiglianza con l'attore che rappresenta il personaggio da piccolo. Attore che attore non è. Questo è il suo primo film, guardatelo e rimanete a bocca aperta. Anche la splendida moglie di Pitt non scherza, con questo suo aspetto etereo (Ale ha detto "elfico", e non gli darei torto), tra l'altro messo in evidenza da alcune sequenze particolarmente oniriche (e, oserei dire, leggermente erotiche) nella mente di suo figlio.
Ci sono scene di un'espressività da antologia, che con due inquadrature (senza dialoghi) dicono tantissimo. L'unica sequenza indubbiamente erotica del film è da studiare, è chiarissimo quello che succede, ma senza mostrarlo. Allo stesso modo la brevissima scena del tribunale, che mostra l'ennesimo fallimento del personaggio di Pitt, è resa con un'efficacia espressiva incredibile (aiutata dalla voce fuori campo, che fa estremamente da contrasto).
E'un film atipico, assolutamente originale, oserei dire rivoluzionario se non fosse che una cosa del genere non potrebbe essere replicata, se non in casi estremamente sporadici. Qui si parla di Arte pura, in cui il Cinema esplode in tutta la sua potenza.
Sicuramente non è un film per tutti. Bisogna vederlo con una certa predisposizione d'animo, una notevole dose di pazienza e di attenzione che non tutti possono dare per quasi due ore e mezza. Ma ne vale assolutamente la pena.
Intanto bramo il documentario...


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