[RECE] Le Streghe di Salem

Dopo la cocente delusione di Iron Man 3, un filmetto divertente ma che non lascia nulla (se non un po' di fastidio per alcune scene del tutto gratuite), un po' di soddisfazione mi serviva.

E mi è arrivata dal caro Rob Zombie, con il suo sesto lungometraggio.
Dopo l'acerbo ma interessante debutto con "La Casa dei 1000 Corpi" (esplicito tributo al "Non Aprite Quella Porta" di Tobe Hooper), il suo meraviglioso sequel "La Casa del Diavolo" (che trasudava Carpenter da tutti i pori, ibridando horror e western come -quasi- solo il Maestro sa fare), il discusso (ma personalmente molto apprezzato) remake di "Halloween" e il suo sequel, e il misconosciuto (ma abbastanza trascurabile, sinceramente) film animato, tratto dal suo fumetto "The Haunted World of El Superbeasto", Zombie torna dietro alla macchina da presa per tributare un tipo di horror completamente diverso dal suo solito.

"Le streghe di Salem" racconta di Heidi, un DJ Rock interpretata da quella gnocca di sua moglie Sheri Moon, di cui abbiamo una diapositiva con il maritino, che viene posseduta dalla reincarnazione di una setta di streghe bruciate al rogo secoli prima nella sua città, appunto Salem.
Sulla trama in se non c'è un granchè da dire, la storia è abbastanza semplice, con pochissime ambientazioni e personaggi, ed è una classica storia di possessione. Quello di cui vale la pena raccontare è il modo.
Va detto subito, "Salem" non è un film per tutti i palati, e per questo ha ricevuto una tonnellata di critiche negative. Non concede nulla al pubblico, ma è un'evidente esperimento del regista alla ricerca di uno stile estetico proprio, legato indissolubilmente agli autori che venera (in questo caso,fra gli altri, Fulci, Kubrick -tantissimo-, Argento, Polanski) ma con un tocco personale innegabile. E' un piccolo film, non ambizioso e senza volontà di esserlo, girato con due soldi e pochissimi mezzi ma con una gran voglia di giocare con il cinema.
L'orrore che Zombie ricerca nel film non è quello splatter e grandguignolesco a cui ci ha abituato nei film precedenti e che ormai è la regola negli horror più recenti, ma quello psicologico. La discesa nella perdizione di Heidi ha una potenza enorme, e crea uno stato di ansia perenne per tutta la pellicola. E, va detto, la Moon fa anche la sua discreta figura (certo aiutata dal regista che non di dimentica mai di ricordarci chi è che si porta a casa la sera, forse anche troppo). Si vede un ritorno all'immagine come stimolo orrorifico come non se ne vede da un po' al cinema. Un orrorifico sicuramente bizzarro, di chiarissima ispirazione settantiana, forse un po' camp in alcuni punti.
D'altro canto, senza nascondersi dietro un dito, il film è tutt'altro che perfetto o grandioso. I pochi mezzi con cui è stato fatto si vedono, alcune scene sono realizzate in maniera abbastanza sciatta, tanto da ricordare i b-movie degli anni '80. Problema più grave sono alcuni dialoghi decisamente imbarazzanti, una cui maggior cura avrebbe solo giovato. E, sopratutto, il finale, che suona un po' troncato... forse un cinque minuti in più per spiegare la risoluzione della vicenda non avrebbero fatto male.
Non è l'horror dell'anno (così, su due piedi, lo sarà il remake de "La Casa"), e nemmeno il suo film migliore ("La Casa del Diavolo" è nettamente superiore), ma la prova che Zombie si è rivelato un autore da tenere d'occhio, che sta percorrendo un percorso che potrebbe portare a qualcosa di decisamente interessante, in un periodo in cui putroppo siamo abituati ad horror plastificati e decisamente poco stimolanti.

Commenti

Post più popolari