[RECE] Django Unchained

Ogni volta che esce un nuovo Tarantino, si sa che si sta assistendo a un pezzo di storia del cinema. Questo crea sempre aspettative altissime, un sacco di speculazioni, un sacco di discussioni.
E' cinema dannatamente potente, personale come pochi, che si odia o si ama.

A differenza degli altri suoi film che ho avuto il piacere di godermi in diretta (Kill Bill, Death Proof e Bastardi senza Gloria), a questo mi sono avvicinato senza quasi nulla in testa, pronto a godermi lo spettacolo. E che spettacolo.
Affrontiamo subito qualche questione: non è il suo film migliore (il paragone con Pulp Fiction è ancora decisamente troppo lontano), non il peggiore (che è abbastanza universalmente Death Proof, ma averne di film peggiori così).
Questione N-word: su, dai... è ambientato in pieno periodo schiavitù fra Texas e Mississippi, vi aspettavate che li chiamassero "persone di colore"? "Afroamericani"? Davvero divertenti, se non fossero deprimenti, le accuse di razzismo lanciate verso Tarantino, senza rendersi conto di stare criticando un film (e, di riflesso, un regista) che mette alla berlina schiavitù e razzismo ridicoleggiandoli come si vede raramente.
E poi l'ultima questione appunto, la tematica. Questo non è un film che parla di schiavitù, e nemmeno lo vuole essere. La schiavitù (e il razzismo) sono solo componenti della storia, e trattati senza farsi troppi problemi in maniera spietatamente reale e contemporaneamente parodistica. La scena dell'embrione del Ku-Klux-Klan è una delle scene più emblematiche dello stile del film, e il mio umile parere è che una distruzione di questo tipo dell'atteggiamento di quei rednecks è molto più efficace che un pippone su quanto la schiavitù sia stata sbagliata, e guidata da bigotti cerebrolesi.
Il film ha solo l'aspetto di un western, un vestito che come sempre Tarantino usa per infilarci dentro le idee più disparate, in un bizzarro cocktail che pochi come lui sarebbero in grado di fare funzionare. Una colonna sonora che va da Morricone, a Elisa, a James Brown a Tupac dà un'idea.
Un cast stratosferico, sempre sopra le righe (a volte fin troppo), in cui, parere personale, fa da padrone un DiCaprio favoloso, che si dimostra sempre più un attore stratosferico, coraggioso, capace di mettersi in gioco e di un talento come pochi.
Come sempre, il livello di violenza è notevole, ma la sua quasi totalità è una violenza estetica, giocosa e catartica che non va e non si deve prendere sul serio, in contrasto con le (poche) scene di vera violenza, realizzate con tutt'altro stile e senza dubbio distinguibili dalle prime.
La sparatoria finale mi ha raccontato l'inarrivabile (e decisamente più violento) finale de "Il Mucchio Selvaggio" di Sam Peckinpah, e ci ha fatto scompisciare tutti.
Perchè in fondo è questa l'enorme forza di Tarantino, ha il potere di fare quasi quel gran cazzo che vuole, e se vuole fare uno pseudo spaghetti western con protagonista un nero cacciatore di taglie ambientato in Mississippi, lui lo fa. E non solo lo fa, lo fa lungo tre ore, con interminabili scene di dialogo da blocco degli appunti. E fa un film divertentissimo e godibilissimo, anche per chi (come il sottoscritto) non coglie mezza citazione/frecciatina/furto che contiene.
Posso capire non sia per tutti, e chi non lo sopporta non potrà apprezzare nemmeno questo (ecco, si può davvero non amare Pulp Fiction? E' anche solo concepibile?).

Giusto qualche neo: pecca forse in autocompiacimento (ma è una cosa compresa nel pacchetto), e l'interpretazione di Jackson seppure divertente è a volte un po' stucchevole.


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